Quarant’anni fa veniva pubblicato Unknown Pleasures della band britannica post-punk Joy Division, un album che ha completamente rivoluzionato la storia della musica. Il volto della band era quello di Ian Curtis, artista dagli occhi di ghiaccio, estremamente introverso e dalla voce magnetica. Alla sua vita, finita all’età di ventitré anni a causa del suo suicidio, è dedicato il film del 2007 Control, diretto da Anton Corbijn. Il titolo fa riferimento al titolo di una canzone dei Joy Division “She’s Lost Control”. Il “controllo” rimane comunque una chiave di lettura del film, soprattutto nella sua assenza e nelle conseguenze tragiche che ha avuto nella vita di Ian Curtis.
Il film è ambientato nell’Inghilterra degli anni Settanta, esattamente a Macclesfield, a pochi chilometri da Manchester, quando Ian Curtis, appena ventenne, fonda i Joy Division con Peter Hook, Bernard Summer e Stephen Morris, inconsapevoli dell’impatto che avranno nella scena post-punk. Il film è tratto dal romanzo autobiografico di Deborah Curtis “Touching From a Distance” e racconta i drammi e ciò che si celava dietro la maschera del mito di Ian Curtis dai primi anni della band fino alla sua morte, preannunciata con una semplice inquadratura e da uno stacco sensibile e discreto della macchina da presa.
Control è un film girato a colori e poi pubblicato in bianco e nero, più vicino allo stile della band e sicuramente più vicino allo stile del regista. La vita di Ian viene divisa tra musica e silenzi, tra le luci e i volumi assordanti del palco in cui poteva sfogare tutto ciò che aveva dentro, agli scricchiolii della sua casa inglese. Nel film Control c’è Ian, il cantante con i suoi balli assurdi sul palco che i suoi fan guardavano con ammirazione, e c’è Ian, il ragazzo silenzioso che non riusciva a gestire il successo improvviso e che combatteva con la depressione.
Ian Curtis è interpretato magistralmente dall’attore Sam Riley, che porta sullo schermo una delle migliori interpretazione di un personaggio famoso in un biopic. Negli occhi dell’attore si riflette il carisma e i dolori del cantante, accompagnati dai gesti e dalle espressioni che sembrano far tornare in vita l’anima del frontman dei Joy Division.