Grand Budapest Hotel, una favola noir

Il Grand Budapest Hotel, meraviglioso albergo il cui colore rosa spicca tra le montagne innevate, funge da scenario e da protagonista in questa pellicola di Wes Anderson.

Una ragazzina, seduta davanti il monumento di uno scrittore la cui targa cita “L’autore”, legge un libro sull’immaginaria Repubblica di Zubrovska. Un flashback proietta lo spettatore al Grand Budapest Hotel, già in declino, luogo dell’incontro tra il narratore e il proprietario della struttura, Zero Moustafa.

Grand Budapest Hotel, una favola noir

Sarà Zero a portarci nel cuore della storia, raccontando che prima di diventare proprietario dell’albergo lavorava lì come garzone. Il Gran Budapest Hotel prende vita nei ricordi e torna all’antico splendore. I personaggi che lo abitano sono un ensemble molto variegato ed eccentrico, caratterizzato da subito interiormente ed esteriormente.

Ha un ruolo di spicco l’affascinante concierge, M. Gustave (Ralph Fiennes) che dirige la struttura e che nel tempo libero intrattiene le danarose ed attempate ospiti, tra cui Madame D. (Tilda Swinton), che muore per circostanze oscure. La lettura del testamento genera un forte scontento tra i parenti della madame – i loschi Desgoffe-und-Taxis e Dmitri (Adrien Brody) vestito interamente di nero ed affiancato dal factotum Joplin (Willem Dafoe) in tenuta da squadrista – che daranno inizio ad una serie di crimini a catena.

Grand Budapest Hotel, una favola noir

La narrazione procede in puro stile Wes Anderson con sparatorie, fughe ed evasioni dal carcere, un accadere frenetico di peripezie in cui i protagonisti sembrano gli acrobati di un circo olistico in cui ogni mossa, anche la più insensata, ha una sua logica necessità. Tempi tragici vengono interrotti con momenti di umorismo grottesco, i dialoghi tendono al paradossale con l’utilizzo di risposte imprevedibili, incongruenti ed irresistibili che danno alla pellicola un gusto quasi surreale. Sono elementi che gli ammiratori del regista conoscono molto bene.

Grand Budapest Hotel, una favola noir

Il Grand Budapest Hotel diventa scenario di una favola noir in cui anche nelle situazioni in cui il male e le ingiustizie sembrano aver preso piede, si viene a creare una solidarietà umana, un piacevole ed incongruente bontà e viceversa. Questa contraddittorietà viene incarnata perfettamente in M. Gustave, che alterna nobile gentilezza d’animo alla bramosia nel sedurre anziane signore per avere parte della loro eredità.

Grand Budapest Hotel è una gioia per gli occhi con una storia deliziosa e amara, in perfetto stile Wes Anderson.

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