Her (2013), un film del regista Spike Jonze, è una storia d’amore, in senso largo.
In una Los Angeles di un futuro non troppo lontano, Theodore Twombly (interpretato da Joaquin Phoenix) conduce una vita malinconica e solitaria, reduce dalla separazione con sua moglie. Theodore è un irrecuperabile emotivo. Lavora con passione come scrittore di lettere su commissione, come vediamo nella scena di apertura del film, immedesimandosi nelle storie altrui. Per sfuggire dal suo personale vortice di tristezza, Theodore decide di affidarsi al mondo ipertecnologico che lo circonda, acquistando un sistema operativo basato su un’intelligenza artificiale in grado di svilupparsi e di adattarsi ai bisogni del cliente. Con la sua installazione, Theodore viene a conoscenza di Samantha, la voce allegra e sensibile, che diventerà da subito una costante nella sua vita. Tenendosi compagnia a vicenda, viene a crearsi un’amicizia sempre più profonda, che inevitabilmente si trasformerà in amore.
Attraverso le domande che Samantha inizia a porsi sull’esistenza umana e sullo scopo della vita, la narrazione guida lo spettatore verso un pensiero più amplio e applicabile a tutti i personaggi, umani e non: la natura evolutiva –e gli eventuali rischi- dell’intimità nel mondo moderno.
Mentre Samantha continua il suo percorso di crescita interiore, Theodore abbandona finalmente la passività del suo isolamento per buttarsi a capofitto nell’amore; L’amore è per Theodore il vero scopo della sua esistenza: è per questo che non vuole firmare i documenti del divorzio, per questo inizia il suo rapporto con Samantha –affrontando persino l’incolmabile mancanza di fisicità.
(Attenzione, nella parte seguente dell’articolo viene rivelato il finale di Her)
Arriva però il momento di rottura tra Samantha e Theodore. La distanza tra i due inizia ad ingigantirsi fino a far vacillare quelle che loro credevano essere certezze. La scena della separazione viene costruita su una drammatica spirale di alternanze tra la disconnessione delle persone verso il mondo reale –rappresentato da Theodore che piange inosservato sugli scalini- e l’unica connessione che interessa davvero ai passanti: quella con i loro dispositivi.
Ciò riflette un aspetto di una società che cerca un contatto più profondo, ma che allo stesso tempo teme di aprirsi al mondo esterno. Ciò sviluppa un disimpegno emotivo e una chiusura a riccio verso sé stessi, che viene risolto con l’illusione del controllare costantemente email, social e messaggi, per sentirsi meno soli.
Mentre Samantha, in quanto sistema operativo, è un essere metafisico che può essere ovunque, chiunque, in qualsiasi momento, noi non possiamo scappare dalla nostra natura umana. Da ciò nasce il bisogno continuo di cercare uno scopo, in modo che quando questo percorso lineare finirà sapremo di aver vissuto davvero.
Theodore imparerà a capire come lo scopo della sua vita è proprio l’amore: inizialmente è così bloccato nell’idea di romanticismo da restarne abbagliato, ma si renderà conto dell’importanza delle relazioni non romantiche e degli innumerevoli aspetti positivi del concentrarsi sul proprio essere. La lezione del film è che l’amore è una cosa per cui vale davvero lottare quando si ha la fortuna di provarlo, ma senza lasciarsi distruggere da esso.
Un aspetto fondamentale di Her è senza dubbio l’uso del colore, in particolare del rosso. Theodore indossa spesso abiti rossi, ricollegabili ai temi caratterizzanti del personaggio: amore, passione. Il colore tende inoltre a distinguerlo nella folla, portatrice invece di colori tenui. Rosso è il divano che Theodore condivideva con la sua ex moglie, ed è anche –e soprattutto- il colore di Samantha. Quando nel finale Theodore scrive finalmente una lettera per dire addio a Catherine, la sua ex moglie, e decide di incontrare la sua migliore amica Amy, quest’ultima indossa un vestito rosso, simbolo dell’accettazione di una magnifica relazione d’amicizia che non per forza deve sfociare nel romantico.
Her è un film sull’amore, ma ci pone domande sul perché siamo in questo universo, dove ci sta portando la società, cosa significa essere umani. In un mondo caotico e aspro, ciò che ognuno di noi dovrebbe fare è imparare a gioire e goderci le cose che si hanno, trovando in esso un significato più profondo. Possiamo trovarlo nell’amore, e non sono romantico, ma verso il mondo che ci circonda, verso gli altri, e il più difficile: quello verso noi stessi.
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