La Paranza dei Bambini vince l’Orso d’Argento a Berlino

La Paranza dei Bambini, film tratto dall’omonimo romanzo di Roberto Saviano, segue i primi passi di un gruppo di adolescenti nel mondo della camorra. Il film ha vinto l’Orso d’Argento al Festival di Berlino.

Napoli, ai giorni nostri; Nicola, Tyson, Biscottino, Lollipop, O’Russ e Briatò vogliono diventare ricchi e uscire velocemente dal loro mondo di miseria e anonimato. Vogliono vestiti firmati e motorini nuovi, per questo iniziano a spacciare per conto di figure di spicco della malavita locale. Non hanno paura di niente, si credono invincibili e adulti abbastanza per avere quella rispettabilità che credono provenga solo dai soldi. La voglia di potere diventa sempre di più una bramosa abitudine per questi adolescenti che pur di avere ciò che vogliono non si fanno scrupoli. Quando il vertice criminale del quartiere rimane scoperto a seguito di retate e arresti, la banda di ragazzini vede la possibilità di occupare e conquistare il Rione Sanità, a qualunque prezzo.

La Paranza dei Bambini vince l’Orso d’Argento a Berlino

Paranza, nel dialetto, ha un duplice significato: viene intesa sia come un gruppo armato di camorristi, sia come un banco di pesci piccoli che finiscono nelle reti perché attirati dalle luci dei pescatori. È proprio quel luccichio fittizio del lusso che trae in inganno – e nella rete della malavita – i ragazzini protagonisti, facendogli imboccare una strada irreversibile fatta di armi e misfatti. I loro atteggiamenti infantili cedono il posto a smanie adulte, l’inesperienza è compensata dall’esaltazione e l’innocenza ormai perduta si trasforma in delirio di onnipotenza.

Roberto Saviano apre il romanzo dedicandolo: “Ai morti colpevoli. Alla loro innocenza”, riferendosi proprio a quei ragazzini che, come i protagonisti del film, hanno visto la loro infanzia compromessa da ciò che avevano intorno.

La Paranza dei Bambini si concentra sulla vita emotiva e psicologica di ragazzini alle prese non solo con l’iniziazione alla delinquenza, ma con i primi amori, le leggerezze e i rancori caratteristici dell’adolescenza. Non c’è spettacolarizzazione della violenza né intento pedagogico in questo film, al contrario, è una rappresentazione asciutta che si aiuta con tecniche di ripresa – quali i primi piani – per creare una vicinanza emotiva con chi guarda. Una dolceamara rappresentazione dei rimasugli di innocenza ancora presenti nei protagonisti, che vede spezzata la linearità del racconto con momenti di grave intensità.

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