La New York che Woody Allen rappresenta nel film “Manhattan” non è per forza la vera New York. È una sua versione volutamente romanticizzata, per così dire, una magia del cinema.
Allen mostra già dalle prime scene una New York che più che essere uno scenario è un vero e proprio personaggio, e ne mostra le parti migliori –lo skyline, le strade illuminate dalle luci notturne, Brodway- e le parti meno glamour, come la spazzatura abbandonata per strada e i vecchi diner.
Durante queste prime scene in cui viene mostrata la città, ascoltiamo un prologo di quattro minuti in cui Woody Allen, nei panni del protagonista Isaac Davis, cerca di trovare l’inizio perfetto per descrivere Manhattan come stato mentale. Interamente in bianco e nero, il film racchiude con malinconia una varietà di sentimenti, neurotic comedy, ambizioni e antinomie. Manhattan appare come la cornice perfetta di una pellicola piena di poesia, scorci indimenticabili della Grande Mela e una colonna sonora pregnante.
Isaac è uno scrittore televisivo che a quarantadue anni sta vivendo un periodo complicato della sua vita, tra la stesura del suo nuovo libro e la sua situazione sentimentale. Le sue giornate sono un intrecciarsi di litigi, conversazioni e incontri con l’amico Yale, la sua ex moglie Jill (interpretata da una meravigliosa Meryl Streep), l’adolescente Tracy e la giornalista Mary, interpretata da Diane Keaton, ormai icona filmica delle pellicole di Allen, già conosciuta in Io e Annie.
Isaac cerca di destreggiarsi tra alti e bassi con le sue nevrosi tipiche dello stile di Allen; in tutti i suoi arrovellamenti, Isaac vuole sono trovare un po’ di pace. Ma ciò nonostante, il suo destino da eterno insoddisfatto vedrà un finale sottile e dolceamaro, un epilogo senza sperata a cui sono destinati tutti gli animi nervosi della produzione del regista.
In Manhattan, la personale musa ispiratrice di Allen Diane Keaton, interpreta un personaggio diametralmente opposto al protagonista Isaac. In comune hanno l’egocentrismo e l’ambizione, ma mentre il personaggio di Woody poco sopporta la vita sociale, Mary fa tesoro di ogni persona che incontra. I loro scambi di battute sono brillanti – non potevamo aspettarci diversamente dalla penna del regista – e le passeggiate notturne che fanno per le strade di New York sono diventate non a caso un simbolo cult del cinema.
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