Massimo Troisi, 25 anni dalla sua morte

Nato a San Giorgio a Cremano, una periferia di Napoli, e cresciuto in una casa piccola in compagnia di cinque fratelli, Massimo Troisi è stato uno degli attori italiani più amati ed elogiati del cinema nostrano.

Massimo Troisi, 25 anni dalla sua morte

Già da giovane soffriva di uno scompenso cardiaco alla valvola mitralica, che lo ha poi portato alla morte a 41 anni, il 4 giugno 1994, esattamente 25 anni fa. Appena dodici ore la fine del suo lavoro più complesso, Il Postino, Massimo morì, nella casa di sua sorella Annamaria ad Ostia.

Nacque il 19 febbraio del 1953 da un macchinista ferroviere e una casalinga ed esordì con “Ricomincio da tre” (1981), che subito fece innamorare il suo pubblico che lo rinominerà “Pulcinella senza maschera”. Con “I Saraceni” e “La Smorfia” riuscì a portare la sua comicità e il suo vivace napoletano sincopato, che dice essere “l’unica lingua che sa parlare davvero”, trovò il suo spazio nelle televisioni e al cinema. Fu un successo inatteso ed improvviso, agli albori degli anni ’80, che accompagnarono insieme a lui altri grandi del cinema italiano, come Nanni Moretti e Roberto Benigni. Proprio con Benigni portò sugli schermi “Non ci resta che piangere” (1984), commedia efficace e paradossale di un viaggio nel tempo.

Massimo Troisi, 25 anni dalla sua morte

“Scusate il ritardo” (1983), “Le vie del Signore sono finite” (1987), “Pensavo fosse amore…e invece era un calesse” (1991), sono solo alcuni dei capolavori che Massimo Troisi ha donato al pubblico. Nel 1990, nel film “Il viaggio di Capitan Feacassa” vestì la macchina di Pulcinella e dialogò sul set con il grande Marcello Mastroianni. Troisi vince numerosi premi, tra David e Nastri d’Argento, ma con “Il Postino” raggiunge davvero la fama mondiale, che fa solo immaginare le meraviglie che avrebbe ancora potuto produrre. Ma nonostante ciò, gli amanti del cinema lo ricordano ancora con una dolce nostalgia, ergendolo tutt’ora tra l’olimpo dei comici italiani.

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